“I have called this principle, by which each slight variation, if useful, is preserved, by the term Natural Selection.” Charles Darwin.
È sempre lo sport che ci fornisce una delle migliori metafore che possono aiutarci a comprendere in modo esaustivo la teoria sull’origine delle specie di Charles Darwin. Non dobbiamo prendere in considerazione un singolo sport ma una pluralità di attività fisiche, in quanto ognuna di esse è paragonabile ad un ambiente di riferimento. Così ogni disciplina diviene per caratteristiche a causa delle attività che vi si devono svolgere l’elemento principale che permette di selezionare le peculiarità dell’individuo che più vi si adattano. Morte e riproduzione. Gli unici aspetti che mancano sono la morte e la selezione sessuale. La loro assenza può rendere più difficoltoso distinguere chi riesce a emergere in una determinata disciplina. Infatti in ogni torneo di tennis anche gli sconfitti possono ripresentarsi al torneo successivo e non vi è nessuna forzatura in relazione alla riproduzione sessuata, condizione che permetterebbe con le generazioni di evidenziare macroscopicamente le caratteristiche che permettono di eccellere in relazione alla disciplina. Se i centometristi, i pesisti, i lanciatori di giavellotto fossero in condizioni di trovare il proprio partner nell’ambiente in cui eccellono, il quale può essere paragonato in natura ha luogo geografico e climatico in cui una determinata specie riesce a sopravvivere, si innescherebbe un processo per cui rimarrebbero solamente gli individui con la struttura fisica che meglio si confà all’ambiente. Così come in determinate zone acquitrinose i becchi allungati favoriscono la ricerca del cibo. Si avvierebbe una corsa che renderebbe chiaramente identificabile, o identificabili, le principali “qualità” necessarie per lanciare un peso il più lontano possibile, correre i 100 m piani il più velocemente che si può, o colpire la pallina imprimendole una velocità sostenuta limitando gli errori al minimo. Anche senza morte e riproduzione sessuale è ragionevole aspettarsi la presenza di caratteristiche simili tra gli atleti che eccellono in determinati sport. È più difficile distinguere ma il processo rimane lo stesso. Sopravvive in termini di approvvigionamento di risorse solo chi vince o chi è sempre molto vicino alla vittoria. Gli altri non avendo la possibilità di sopravvivere in senso sportivo sono destinati con il tempo ad abbandonare l’ambiente a cui non sono adatti. Ogni disciplina sportiva agisce quindi come crivello, ovvero come l’elemento che permette di selezionare gli individui sulla base di un’attività fisica: saltare a canestro, dribblare un avversario, avere sufficiente capacità polmonare per la distribuzione dello sforzo nell’arco di 5000 m, oppure al contrario avere una reattività delle fibre muscolari in grado di esplodere energia nel tempo brevissimo di una gara di velocità. Le forme intermedie. Ma questa metafora è in grado di dirci qualcosa in più sulle forme intermedie tra le specie, che sono spesso causa di critiche alla teoria di Charles Darwin. Infatti in molti casi i critici del naturalista inglese amano sostenere che la gradualità dell’evoluzione non è suffragata dalla presenza di reperti fossili che possono essere considerati l’unione tra due specie diverse. È un argomento surrettizio e per gli aspetti tecnici non posso che rimandare ai libri di Richard Dawkins, ma paradossalmente in questo caso è proprio il difetto della metafora con la sua assenza di morte e riproduzione sessuale che ci permette di capire il motivo per cui in alcuni casi è difficile reperire forme intermedie. Infatti nelle attività sportive forme intermedie sono sempre presenti proprio perché mancano queste due caratteristiche principali e la loro presenza impedisce di vedere le peculiarità di chi è adatto all’ambiente. In natura invece, per ogni anche microscopica nicchia ambientale, le forme intermedie scompaiono immediatamente e non possono nuovamente ingaggiare una nuova lotta per la sopravvivenza, sono escluse dalla riproduzione, da subito. Immediatamente si ritrovano in minoranza, una minoranza che tende a scomparire anche con ritmi relativamente rapidi. Pertanto data la loro tendenza alla diminuzione sono difficilmente rintracciabili come reperti fossili, al contrario degli individui adatti, che avranno invece la tendenza a permanere nell’ambiente e a riprodurre le proprie caratteristiche. Anche se negli sport chi è poco dotato non sarà presente alle gare ma molto probabilmente le osserverà comodamente dal divano del proprio salotto è altrettanto evidente che forme di adattamento leggermente sfavorite possono essere presenti e impedire che salti all’occhio ciò che invece permette di fare la differenza. È quindi interessante apprezzare come la metafora possa essere utile per capire il funzionamento della sezione naturale in relazione all’ambientale che ha portato nel tempo alle forme animali che conosciamo. Ogni specie è infatti adatta ad un determinato ambiente ed è stata selezionata in base alle proprie caratteristiche che le hanno permesso, anzi hanno permesso ai singoli individui o ai singoli geni, di permanere i primi come insieme degli individui della specie e i secondi nel pool genico del singolo individuo. Gli sconfitti molto semplicemente non ci sono e non possono sfortunatamente ripresentarsi alla prossima competizione. Lo sport permette di vedere la gradualità perché non è stata eliminata. (754)