Roland Garros : Alcaraz – Djokovic la semifinale per il tennis del futuro

(Foto Patrick Boren)

da supertennis.tv

Da una parte la geometria spinta verso la perfezione, dall’altra l’esaltazione della capacità nietzscheana di guardare dietro gli angoli. Djokovic-Alcaraz è una sfida di filosofie: i manifesti del tennis di oggi e di domani per la prima volta di fronte in uno Slam.

Alcaraz incarna un tennis fusion, che interpreta l’esigenza di gestione geometrica dello spazio attraverso la varietà delle soluzioni. “Il tennis ha raggiunto il limite estremo in termini di orizzontalità, lui invece esplora i confini della verticalità” ha scritto su Tennis Majors Patrick Mouratoglou, oggi al fianco di Rune.

Il danese, come Alcaraz e come Sinner, fa parte di una generazione di giovani che sta provando a prendersi il suo posto al sole facendo un percorso diverso rispetto ai predecessori che invano hanno sfidato i Fab 4. Non pensano fuori dalla scatola, out of the box come direbbero gli inglesi: tolgono proprio la scatola di mezzo. Il riferimento è la palla, non le righe del campo.

Djokovic, l’interprete più compiuto del tennis asfissiante da fondo campo, ha levigato i suoi colpi con michelangiolesca cura, togliendo tutto il superfluo. Ogni gesto è fluido, l’efficienza ottimale.

Così il serbo, il campione Slam più titolato insieme a Rafa Nadal, il campione con più titoli nei Masters 1000, con più settimane trascorse e stagioni concluse da numero 1 ATP, è diventato il simbolo di uno sport dove l’arma principale per emergere è sempre più l’assenza di debolezze. I numeri 1 del mondo oggi vincono in media il 54, 55% di punti a partita. Ma non tutti i punti, di conseguenza, sono uguali.

COSA CI INSEGNA IL PRECEDENTE DEL 2022
Nella semifinale di Madrid del 2022, finora uno scontro diretto tra i due, Alcaraz ha preso in mano il gioco con un costante ricorso al diritto. Con questo fondamentale ha registrato in quel match 35 vincenti e 38 gratuiti, in gran parte quando ha dovuto colpire in corsa. Alcaraz, infatti, prepara il diritto con il gomito alto e ha bisogno di più tempo per colpire al meglio.

Compensa con velocità di braccio e ancor di più di gambe. La transizione in avanti è fuori categoria. Se Djokovic ha spinto ai limiti della perfezione la copertura del campo in orizzontale, Alcaraz ha allargato gli orizzonti e impostato il suo tennis sulla verticalità.

Cambiano i suoi riferimenti spaziali, cambia di conseguenza il piano di gioco. Alcaraz, che può contare su una palla corta letale anche se giocata da sinistra o subito dopo il servizio, imprigiona i rivali in un bivio senza vera uscita se li inchioda con il diritto profondo in top-spin. Se resti sulla riga subisci il peso di palla, se arretri rischi di subire la palla corta al colpo successivo.

Contro Djokovic l’equazione non è detto che valga. Il serbo assorbe e contrattacca con gesti che apparentemente riducono lo spreco di energie. Quando entra in quello che Brad Gilbert ha chiamato il “lockdown mode”, poi, la pressione controllata ti schiaccia. Al Roland Garros di quest’anno, per fare un’esempio, ha vinto cinque tie-break su cinque giocati finora. E in queste situazioni non ha commesso nemmeno un errore gratuito.

E questo potrebbe indurre Alcaraz a giocare un tennis più offensivo. Sarà una delle chiavi tattiche della partita, perché Djokovic si esalta quando può stringere l’avversario gradualmente, come il boa conscriptor. Ma Alcaraz sa come passare dalla difesa all’attacco anche con un colpo solo.

SERVIZIO E SCAMBI DA FONDO: I FATTORI CHIAVE
In questa sfida di dettagli, la prima fra i due al meglio dei cinque set, ogni dettaglio che consenta di risparmiare energie avrà un peso. Da questo punto di vista, Djokovic ha un vantaggio da far valere. Finora nel torneo ha servito 31 ace, Alcaraz 17.

Alcaraz, però, ha mantenuto un rendimento decisamente più efficace con la seconda di servizio. Ha infatti ottenuto il 62% di punti nel torneo, il serbo invece è fermo al 54% che è comunque superiore rispetto alla media di tutti i giocatori nel torneo (49%), ma Nole ci ha abituati a una resa più elevata.

Il coach e match analyst Craig O’Shannessy, consulente per la Federazione Italiana Tennis e Padel, in un’analisi pubblicata sul blog che tiene per la sua Brain Tennis Academy sottolinea due aspetti che potrebbero indirizzare la semifinale.

Il primo riguarda i punti vinti negli scambi da fondo. Alcaraz finora ha vinto il 56% di punti in questo tipo di situazioni, Djokovic il 55%. Ma O’Shannessy vede comunque, nel confronto diretto, il serbo come favorito per due ragioni. Perché Djokovic è solidissimo in difesa e sbaglia pochissimo quando gioca in diagonale; al contrario Alcaraz a volte perde la misura del colpo quando tira il diritto in corsa. “Un po’ troppo spesso cerca di attaccare quando dovrebbe giocare un colpo più difensivo” ha scritto O’Shannessy.

In una partita definita da dettagli, in cui l’occupazione dello spazio sarà determinante, Alcaraz proverà a far valere la sua sensibilità nell’esecuzione della palla corta. La palla corta è un colpo difficile, se non la esegui bene l’avversario ha tutto il tempo di arrivarci e farti il punto – ha detto Alcaraz in un video per l’ATP in cui i top player analizzano i punti di forza del proprio gioco -. Cerco infatti di giocarla solo quando l’avversario è molto lontano dalla riga di fondo. In questo modo, anche se dovesse riuscire ad arrivare sulla palla, per me poi è più facile giocare un passante o scavalcarlo con un pallonetto”.

Ma la preparazione essenziale dei colpi permette a Djokovic di assorbire il peso di palla degli avversari senza perdere campo. Chi riuscirà ad essere più efficace nella ricerca di piccoli aggiustamenti per esaltare i propri punti di forza e depotenziare le qualità dell’avversario potrà costruire un cruciale vantaggio competitivo. (1526)

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