Roland Garros : Fabio Fognini “Felice di vincere ancora a Parigi”

(Foto Patrick Boren)

Parigi – Finalmente una grande vittoria per Fabio Fognini che batte il n.10 del mondo Felix Auger-Aliassime dopo aver passato l’ultimo mese tormentato dagli infortuni.

Penso che dopo essere stato ai box per un mese ritornare a Roma, fare il terzo turno, penso sì è una bella cosa. A Roma sono uscito con rammarico di non essere riuscito a giocare al meglio il match contro Rune che poi ha fatto finale quindi più di questo non potevo chiedere. Ancora la settimana prima ero molto in dubbio se giocare o no, non potevo chiedere di più.  Sto bene con Corrado. Sapete che c’è stima, c’è stima reciproca e mi conosce, sa come pungermi e sa come motivarmi. Mi conosce comunque da quando avevo 15 anni ormai. Diciamo tutta la mia carriera e così abbiamo avuto tra virgolette un po’ fortuna perché adesso comunque mi ha rimesso a nuovo a livello tennistico. mi sento bene fisicamente. Ho lavorato tanto con Diego per poter ritornare a giocare questi tornei e dall’altra parte ho avuto sfortuna perché comunque ho saltato la parte che per me è più importante della stagione, dove sempre cercavo di giocare questi tornei sulla terra e dire la mia successivamente. Poi se parliamo di ranking, cosa che in questo momento sinceramente non mi preoccupa, ma in realtà qui quei pochi punti che avevo una semifinale, 2 secondi turni, un terzo turno che fa sì che da 70 80 piano piano si va a 100, 130 quindi c’è stata sfortuna però  l’ho già detto ora non è il ranking non è la mia priorità.

Esordisce con il sorriso Fabio che continua

“Perché avete visto che io sono 130 e questo nei primi dieci, avrà avuto quello che avrà avuto, però col senno di poi dare tre sette zero è sempre difficile. Quindi se sto bene posso dire ancora la mia ora. Ovviamente la cosa principale è il recupero, adesso faccio più fatica ed  il mio corpo richiede più energie. Ma  oggi è andata, è andata bene. Quindi guardiamo, guardiamo alla cosa positiva che ancora a 36 anni sono competitivo. E queste due partite mi tengono vivo.”

Fabio che ha giocato 17 Roland Garros il primo nel 2007 spera di tornare ancora a Parigi.

“ Spero di giocare tante volte ancora, ma questo può essere l’ultimo come non può essere l’ultimo. Le somme come ho detto si fanno a fine anno, ma in questo momento qua come ha detto il collega voglio dire la cosa positiva che sto bene di non avere infortuni. Sulla terra è una superficie dove me la  sono sempre giocata con tutti e posso giocare, ma poi cinque set ovviamente è molto molto lunga. Però sono semplicemente contento oggi di aver giocato bene e di aver battuto Felix che ripeto non era al meglio. Però non mi preoccupo più di tanto perché purtroppo è così il nostro sport e sono contento di giocare qua nel torneo. E’ il mio preferito e fare un’altra, un’altra partita che chissà posso vincere è cosa mi tiene a galla.”

Per Fabio come si è visto a Roma un ritorno alle origini con Barazzutti nel box, Flavia ed il figlio accanto

“Si possiamo parlare di allenatore e team famiglia. Sì, possiamo dire posso dirti di sì. Io con quella decisione di sentire Corrado l’avevo già presa di comune accordo con German Andrews, quando ho giocato a Indian Wells e Miami. Poi è subentrato Corrado che purtroppo ha avuto sfiga, però ora diciamo che mi ha rimesso di nuovo in 6 settimane.E’ bello sotto il profilo familiare. Ed ora li avete visti a Roma? Sì, perché è sempre bello avere vicino Federico che ha vissuto ultimamente dei momenti bellissimi che si ricorderà, e anche io senza ombra di dubbio. Però la prima sera quando siamo ritornati in hotel ci siamo guardati, Flavia i ha detto forse è meglio rimanere a casa perché comunque abbiamo una squadra di calcio e ancora non so per quanto, se devo fare questo lavoro Flavia sa che devo farlo al meglio, senza distrazioni. Non che loro siano distrazioni, però ovviamente quando son fuori dal campo mi piace stare con loro, ma durante i tornei non posso dedicare il tempo che ho quando sto a casa, quindi è difficile portare tutti in giro per il mondo”.

C’è un gruppo di tennisti liguri o giù di lì. Tu, Musetti, Arnaldi che per la tradizione secolare del tennis in Liguria siete un po’ quelli del tennis come va fatto. Del tennis che si gioca con il fuoco dentro.

“Faccio fatica a rispondere, nel senso quello che se magari mi si addice di più è Lorenzo. Penso a livello di gioco e a livello di soluzioni tennistiche ne ha tantissime e avendone tante molte volte ti si ritorce contro che è quello che purtroppo è successo a me durante la mia carriera. Matteo è appena arrivato quindi ha già vinto una bella partita senza ombra di dubbio, e cioè a livello di gioco è abbastanza diverso da noi, è uno, ovviamente è già più alto, quindi può fare più punti col servizio. Gioca in maniera secondo me, non so se è sbagliato dirlo aggressiva ecco noi siamo due sia io sia  Lorenzo, penso, siamo due giocatori che impostano lo scambio. Cercano di iniziare lo scambio dopo due tre colpi farlo girare tra virgolette a nostro favore. Musetti è un ragazzo che si deve ancora completare. Quindi se da una parte è ordinato a livello tennistico, fisicamente il ragazzo è molto buono. Niente di più. Mi e gli auguro il meglio.”

 Tu vieni da un tennis. In cui in qualche modo si entrava nella testa dell’avversario per capirlo. E oggi mi si dice che un tennis più mentale di prima. Se è vero questo che tu vieni da un tempo in cui si entrava nella testa degli avversari, perché oggi il tennis è più mentale di quello di prima.

È un tennis diverso, Sicuramente sta cambiando ed è cambiato. I ragazzi giovani di oggi giocano sicuramente in maniera diversa dalla mia generazione, perché se prendiamo due fenomeni che sono  della mia età sia Andy che Novak  non giocavano in questa maniera.  Novak un pochino nel senso quando stava bene quando ci ho giocato in alcune partite era ingiocabile loro hanno un tennis sicuramente più aggressivo più spumeggiante si può dire. In questa maniera qua è cambiato quindi come in tutte le cose bisogna adattarsi. Poi una cosa è se mi piaccia o non mi piace, questo è un altro discorso però in questo momento quasi fosse per noi anziani la parte mentale è la parte fondamentale e non tutti i giocatori fanno carico di  questo aspetto che è un aspetto dico io importante. Io ho lavorato nel tempo con psicologi sportivi eccetera eccetera sono andato ben oltre non ho detto quando ho avuto attacchi di panico e ho dovuto affrontare una situazione che a me principalmente mi ha spaventato molto però ovviamente come in tutte le cose prevenire è meglio di curare. Io ovviamente sono uno molto  tra virgolette spumeggiante molto tra virgolette nervoso anche perché comunque in campo sono irascibile e la testa ha fatto sempre un pendant del mio gioco. n questa mia carriera mi ha portato dove sono quindi col senno di poi tutti quanti dicono -sì se avesse avuto la testa, se avesse la testa- vero però se non avessi avuto questa mia testa magari non sarei arrivato a vincere tutte queste partite non sarei arrivato ai traguardi che comunque mi sono prefissato quando ho iniziato di cercare di diventare un giocatore professionista che era quello di diventare un top 10 e ci sono riuscito ci sono riuscito anche in doppio. Ho vinto uno Slam. Un pochettino mi sarebbe piaciuto in questi 15 anni della mia carriera, essere arrivato un pochino più lontano negli Slam. Però col senno di poi non si va da nessuna parte. Purtroppo per come ho giocato questi 15 anni il risultato era che se facevo 4.º turno quarti di finale era come arrivare a Roma a vedere papà non ci son riuscito quindi questo è un pochettino il mio, si può dire rammarico la mia cosa che è tra virgolette quando smetterò mi mancherà un po’.” (1284)

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