Costituita la PTPA (Professional Tennis Players Association) Djokovic e Pospisil i fondatori

A.Mastroluca per www.superternnis.tv
(Foto P.Boren)

Djokovic: “Vogliamo dare voce ai tennisti, non creiamo circuiti paralleli”

In conferenza stampa dopo il titolo vinto al Masters 1000 spostato da Cincinnati a New York, il numero 1 del mondo parla del progetto di una nuova associazione giocatori la PTPA (Professional Tennis Player Association)). “Non siamo un sindacato, non invitiamo a boicottaggi, non stiamo formando circuiti separati” dice. “Vogliamo dare ai giocatori una piattaforma per essere ascoltati di più”

“Non è un sindacato. Non stiamo orgnizzando boicottaggi. Non stiamo formando circuiti paralleli”. Nella conferenza stampa dopo la vittoria in finale su Milos Raonic nel Masters 1000 spostato da Cincinnati a New York, Novak Djokovic ha parlato a lungo dell’associazione giocatori separata di cui il New York Times lo considera promotore insieme a Vasek Pospisil.

Emergono intanto i dettagli di una lettera che avrebbe inviato ai giocatori per spiegare i motivi alla base del suo progetto. “Non cerchiamo il conflitto, ma c’è bisogno di una più forte rappresentanza dei giocatori” si legge nel testo, condiviso sui suoi profili anche dal coach tedesco Dirk Hordorff, in cui lamenta una mancanza di comunicazione con i tennisti in occasioni di decisioni chiave come il nuovo sistema di classifica o il rinvio di un giorno delle semifinali a New York.

“I tennisti sono presenti nel board, hanno una posizione per partecipare alle decisioni, ma nel board hai tre rappresentanti dei giocatori che sono in conflitto di interessi con i tre rappresentanti dei tornei. Per molte decisioni, hai bisogno dell’unanimità dei voti, e se non c’è non si vota. Per questo molte decisioni che si sarebbero dovute prendere in molti dipartimenti hanno richiesto più tempo o non sono state prese” ha spiegato il numero 1 del mondo, che ha dedicato due lunghe risposte in conferenza stampa a questo nuovo soggetto.

“Stiamo proponendo un’Associazione che potrà parlare con l’ATP, con gli Slam e gli altri soggetti degli interessi del tennis professionistico e del futuro dello sport” ha detto in conferenza stampa Djokovic. “Ma non ci stiamo concentrando al momento, sulla negoziazione dei montepremi, questa è responsabilità dell’ATP”, in cui ha esercitato un ruolo di vertice all’interno del Player Council.

Novak Djokovic ha parlato a lungo in conferenza stampa del progetto della nuova associazione giocatori
Djokovic: “I tennisti chiedono di avere più voce, dobbiamo ascoltarli”

“Ne ho fatto parte su base volontaria, del Player Council per 10-15 anni, ho cercato di mettere il mio tempo, le mie energie, la passione, la conoscenza e tutto quello ce potevo per contribuire al miglioramento dello sport” ha spiegato Djokovic. “In questi anni ho ascoltato molti giocatori lamentarsi del modo in cui erano rappresentati, soprattutto quelli classificati fuori dai primi 100. Dobbiamo ascoltarli”.

Prima del lockdown e durante i 177 giorni di stop del circuito per il coronavirus, ha rivelato, “si sono formati gruppi di oltre 200 giocatori che hanno mandato lettere all’ATP esprimendo il proprio scontento verso alcune situazioni. Volevano più potere, volevano avere più voce. Noi dobbiamo creare una piattaforma che consenta ai tennisti fuori dalla top 100 di farsi sentire di più”.

Tuttavia, aggiunge, “in questo sistema, in questa struttura, non è facile seguire sempre l’interesse dei giocatori perché l’ATP è divisa equamente tra tennisti e tornei, poi hai gli Slam che sono entità indipendenti e separate, l’ITF, la WTA eccetera”. In questo “complicato ecosistema”, ha dichiarato Djokovic, il progetto di un’associazione che rappresenti solo i giocatori “non è nuova. Molte generazioni e tanti giocatori hanno avuto questa stessa idea in passato”.
Rispetto Federer e Nadal che non la pensano come me, ma è come avere un bambino: o è sempre il momento giusto, o non lo è mai;”

“Un passo avanti, unirà i giocatori”
Djokovic ha fatto anche riferimento a un tweet di Andy Roddick, che ha condiviso una sua dichiarazione riportata dalla BBC allo US Open 2011. “Finché non parleremo con una voce sola, non avremo quello che vogliamo” diceva allora dopo il suo ottavo di finale contro Ferrer che si giocò su due giorni per la pioggia e fu inoltre spostato dopo un ulteriore lungo rinvio su un campo minore e senza Hawk-Eye perché l’acqua risaliva da sotto la superficie del Louis Armstrong

https://t.co/ZTlGfuaDm8 It’s almost like someone should have said something a decade ago https://t.co/RKXElelA3u
— andyroddick (@andyroddick) August 29, 2020

“Siamo uno dei pochi grandi sport globali che non hanno un’organizzazione, un’associazione di soli giocatori” ha spiegato Djokovic. Il numero 1 del mondo e attuale presidente del Player Council dell’ATP non ha voluto dire apertamente se l’idea sia effettivamente partita da lui, da Vasek Pospisil che ha lasciato il Council o da qualcun altro, ma si è mostrato convinto che sia “un passo avanti nella giusta direzione per i giocatori. Perché li unisce. Permette loro di avere una piattaforma attraverso la quale esprimersi, presentare idee, parlare degli interessi dei giocatori”.

Djokovic ha parlato della nuova associazione come di un progetto “perfettamente legale. Ho letto nella lettera dell’ATP che pensano che le due associazioni non possano coesistere. Devo rispettosamente dissentire” ha sottolineato. Anche se in quel passaggio della lettera firmata da Andrea Gaudenzi non si metteva in discussione la legalità del progetto, ma la sua opportunità. “Non crediamo che sia nell’interesse dei giocatori o del circuito che un’Associazione separata co-esista con l’ATP” si legge in quel passaggio del documento.

Il serbo rivela di aver fissato una riunione con i giocatori per oggi per capire quanto supporto può avere il progetto della nuova associazione. “Non abbiamo un numero o massimo di giocatori che firmeranno” ha detto, “siamo concentrati sui primi 500 in singolare e sui primi 200 in doppio”.

“Non abbiamo le risposte a tutte le domande”

Molto probabilmente, ha detto, “la riunione non sarà definitiva, ma da qualche parte bisogna pure cominciare. Penso sia un passo importante, e non solo per i giocatori. Ma per tutto lo sport”. Gli piacerebbe convincere anche Roger Federer e Rafa Nadal che sui social network si sono opposti al progetto. E in un’altra lettera pubblicata da Johnm Wertheim sul suo profilo Twitter hanno presentato una serie di domande sulla nuova associazione.

FEDERER E NADAL SOSTENGONO L’ATP

Chiedono chiarezza sulle previsione finanziarie, sui diritti aggiuntivi, sull’effetto. Si chiedono se chi ne farà parte potrà iscriversi ai tornei, e dal testo della lettera firmata da Andrea Gaudenzi si può evincere la probabilità di restrizioni. Si domandano che succederà al piano pensioni, all’assicurazione per i giocatori, se chi ne farà parte sarà ancora membro dell’ATP. Domande a cui Djokovic non fornisce risposte nemmeno nella lettera condivisa da Hordorff.

Al momento, ammette, “non abbiamo le risposte a tutte le domande, abbiamo un’idea della nostra piattaforma ma non sappiamo chi rappresenterà poi i giocatori”.

Quel che Djokovic afferma con certezza è che “tanti giocatori han provato a fare quel che stiamo tentando ora. Speriamo di fare il primo passo, di creare una struttura, una leadership, un sistema. Federer e Nadal credono che non sia il momento giusto. Capisco che non tutti possano pensarla come me. Ma credo che sia sempre il momento giusto. E’ come avere un bambino. Il tempo di farlo o è giusto sempre, o non è giusto mai” (260)

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