Dal braccio di Vilas a quello di Nadal, passando per l’uomo vitruviano e l’onda lunga cinese

Con la vittoria del torneo di Barcellona Rafael Nadal ha raggiunto numero di tornei vinti dell’argentino Guillermo Vilas, che nell’arco della sua carriera era arrivato al numero di 49 vittorie sulla terra rossa.

Siamo quindi nel momento del passaggio di una staffetta dal braccio di Vilas a quello dello spagnolo. Anche perché i due giocatori sembrano avere in comune le dimensioni dei bracci, peraltro entrambi sinistri, perché tutti e due sono giocatori mancini. Coincidenze si potrebbe dire. In effetti un’associazione non implica necessariamente una correlazione, tantomeno un rapporto diretto di causa effetto.

Nadal non c’è riuscito a Madrid a compiere il sorpasso su Vilas, ma proprio il torneo di Roma potrebbe permettere allo spagnolo di superare l’argentino. Roma non offre per il momento grandi spunti, con gli italiani quasi tutti eliminati, così nella mia mente gironzola l’immagine del braccione di Vilas e di quello di Nadal.

Associare fa parte del processo conoscitivo e intellettivo della natura umana, quindi azzarderò la presenza di una correlazione tra i due fattori. Tanto siamo pieni di teorie campate in aria, che una in più o una in meno non credo faccia la differenza, compresa quella della velocità del braccio che nel lancio della pallina, al liceo, poteva fare la differenza, nelle collisioni, invece, la massa ha la stessa importanza della velocità, nonostante in molti cerchino di eliminarla dai loro processi di analisi. In più non è da escludere che sulla terra battuta il rallentamento al rimbalzo possa essere compensato, affinché il colpo permanga efficace da una massa maggiore del braccio a parità di velocità. Condizione che su altre superfici diverrebbe, ovviamente non inutile, ma meno decisiva quando il minore rallentamento al rimbalzo della palla avversaria imporrebbe maggiore destrezza e rapidità in preparazione del colpo. Vilas e Nadal avrebbero meno tempo per caricare i propri colpi carichi di rotazione. Tale situazione non li renderebbe dei brocchi ma più abbordabili su tutte le altre superfici, come del resto è accaduto sia per Vilas che per lo spagnolo.

Ma questa è solo un’ipotesi, per altro probabilmente sballata, e smentita sia dalla fisica che dalla realtà come dimostra l’onda lunga del tennis cinese, asiatico e giapponese che a partire dall’oriundo Michael Chang per finire con Key Nishikori (senza dimenticare la Li Na) stanno dominando in lungo e in largo i tornei sulla terra rossa “swingando” i loro braccini a velocità prossime a quelle della luce, con rischio di salto nell’iperspazio sia della racchetta che della palla. Tanto di complimenti sinceri.

In verità ha ragione il notaio che gioca nel mio stesso circolo. Arriva con un suv da 2,5 tonnellate: “perché così se faccio un incidente la botta la prende quell’altro”. Sorridendo divertito. Poi gioca con una racchetta da 240 grammi.
“Dottore, come va il dolore al braccio?” – “Non bene…mi servirebbe una racchetta più leggera…” – “Certo…è chiaro dottore…”.

Poi lungo, il braccio deve essere lungo, deve uscire dal quadrato dell’uomo vitruviano. Perché se l’asse di rotazione è la spalla ogni singolo punto di massa, via via, fino ad arrivare all’ultima falangetta va moltiplicato per tutta la distanza dall’asse di rotazione al quadrato, per calcolare il momento di inerzia. L’ultima falangetta ha tutto il braccio di riferimento. Il tennista perfetto è un’imperfezione dell’ideale di Leonardo da Vinci, esce dal suo disegno, non rispetta le proporzione, non rientra in uno stereotipo culturale. È semplicemente adatto a un ambiente.

Rimane solo una questione di marketing, perché non si può vendere un braccio. Quello di Nadal non è in vendita, nemmeno quello di Vilas. Non lo trovi al negozio di sport e nemmeno al supermercato. Si possono vendere racchette che danno l’illusione di essere velocissimi, o forse lo si è velocissimi, senza una parte dell’equazione però… Le illusioni si vendono bene e inseguirle è ancora più costoso. È sufficiente togliere una letterina da una formula e nessuno se ne accorgerà.

Il passaggio di consegne potrebbe avvenire a Roma o forse no, in tal caso rimarrebbe il Roland Garros subito dopo. Ma è altamente improbabile che lo spagnolo non riesca a vincere un altro torneo sulla terra, anche se non impossibile. In questo caso Vilas e Nadal rimarrebbero alla pari ad aspettare che qualcun altro li eguagli. Magari un cinese che esce dagli schemi, uno alto due metri, che non conosce Leonardo da Vinci. Un’eccezione, perché ce ne sono…poche ma ce ne sono…
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