WIMBLEDON : Stefano Travaglia “O si vince o si fa esperienza”

Era il suo primo Wimbledon guadagnato passando dalle qualificazioni, dopo avere iniziato l’anno al n.326, nei bassifondi della classifica dove al massimo puoi giocare i Futures. Stefano Travaglia escce dal campon.15 dopo tre e ventotto minuti di lotta, sconfitto al quinto, ma consapevole di avere passato un tappa importante della sua carriera.
“E’ stata una partita tre ore e mezzo sull’erba, la seconda che gioco 3 su 5 ho iniziato sotto tono, un po’ giù di ritmo, ho battuto bene percentuali alte , 20 ace è buono e niente un avversario che è in salita che sta crescendo molto. Ho giocato un ottimo 1° set brekkando 5/4 al primo e poi vincendo al tie-break. Nel secondo lui è migliorato sotto tutti i punti di vista specialmente in risposta, ogni volta che battevo la seconda tirava un vincente o un colpo molto profondo ed il terzo anche . Nel quarto ho reagito io e cercato di essere aggressivo nel quinto anche.”

Sul terzo comunque hai preso il break giocando un game completamente scarico
“E’ un game che devo evitare per le prossime partite erano due ore che si giocava,  c’era molta tensione, gli scambi erano lunghi il recupero 25 secondi è poco facendo tante partite fisicamente sto un po acciaccato. Ho giocato scarico , ma è stata una partita che si è decisa sul filo di lana.

Nel quinto eri sotto 3/1 40-0 e la partita poteva finire li
“Queste cose possono accadere anche 2 su 3 ma tre su cinque non è mai finita ho pensato sempre che potevo riprenderla ed anche vincerla, altrimenti non stavo tre ore e mezzo sul campo. CI ho creduto fino all’ultimo. Lui in quel game ha battuto bene, poi ha messo meno prime, io ho fatto un buon gioco ed ho recuperato il break giocando aggressivo.”

Il nastro alla fine sul match-point ci pensi ancora
No ci sta come ci sta l’overule dell arbitro,il nastro fanno parte del campo queste . Ci può stare sul 15 pari del primo game, come sul mp bravo lui che ci ha tirato ci sta nella partita, poteva cadere nel suo campo andavo 30-40 e mi giocavo ancora la prima, ma si sa questo sport è così non può finire in parità.”

Terzo inizio di carriera come ne esci da questo match
Sicuramente bene. Ho finito lo scorso anno intorno al 330 e l’obbiettivo mio era di giocare tante partite stare tanto tempo in campo e lavorare sotto i punti di vista soprattutto mentale giocando delle partite. Ho giocato tanti futures perché erano quelli che potevo giocare con la mia classifica. Potevo anche fare i challenger, se c’è il livello puoi fare anche 10 tornei, ma spesso ma lì vinci una partita nelle quali, poi magari perdi e stai 5/6 giorni fermo. Chi riprende ha bisogno di giocare partite. Con i futures finivo di giocare sabato, poi stavo fermo domenica e lunedì riprendevo, questo mi ha fatto capire che mentalmente ero cresciuto molto e mi ha dato molta fiducia perché non mi ero infortunato e mi ha dato fiducia. Anche  a livello fisico, mi sentivo bene, poi sono passato ai challenger e adesso ho fatto questa esperienza, la chiamo esperienza perché ho fatto solo il torneo di Wimbledon, non era programmata altra attività.”

Ora è arrivato il best ranking al 139
“Ora sono 139 best ranking io al ranking ci guardo e no. Sicuramento non pensavo di arrivare al 139 perché esattamente un anno fa ho giocato le quali di San Benedetto,e ho perso una partita 7/5 al terzo al primo turno di qualificazioni e non pensavo un anno dopo di giocare il primo turno a Wimbledon e perdere 7/5 al quinto e stare 139, non lo potevo mai immaginare, ma sicuramente è frutto di tanto lavoro che c’è dietro che ho fatto, costante senza dire ho ripreso,  e poi vedo. Ho fatto 3 settimane ed una di riposo, tre settimane ed una di riposo. Sono stato costante e questo mi sta ripagando
Ti alleni a Foligno dove ci sono Vanni Fabbiano, Quinzi, Balzerani c’è un segretoche fa crescere i giocatori
“Foligno è un centro di eccellenza è comodo, ha una buona  posizione, un ora e mezza da Roma, Ascoli , Bologna e poi c’è una bella realtà non tanto come accademia, ma anche come campus estivi,
C’è movimento e si stava anche al di fuori del campo da tennis. Ci sono come allenatori Fabio Goretti, Federico Torresi  e Mario Formica che m segue come mental coach, un bel team gestito ed organizzato per fare arrivare top-100 o meglio chi sta vicino ai 100 portarlo ai cento, chi sta fuori dai 200 ai 200 ecc. Tutto per far raggiungere gli obbiettivi che sono prefissati”

Lorenzi al top dopo i 30 anni. Tu ne hai 25 e sei già ripartito 3  volte e ci sono anche giocatori come Tomic che oggi ha detto a me del tennis non m’importa niente, gioco solo perché quando smetto non voglio più lavorare.
“Avendone passate tante ho capito quanto tengo a questo sport non tanto come lavoro, ma come gioco, divertimento lo ritengo un divertimento certo ci sono i risultati, vincere e bello guadagnare è bello, tutte le cose sono belle però io sentivo dentro di me che quando non giocavo avevo come un vuoto. Potevo mettermi tranquillamente a fare il maestro, andare in un ufficio, ma dato che ho l’opportunità ed il privilegio di scegliere quello che faccio e posso fare il tennis , dò il 100% quando gioco a tennis. In questi due stop ho capito tante cose. Potevo essere anche 250 o 400, ma ora vivo meglio la giornata,  nei vari siti scrivevano che mi arrabbiavo, ma ora quando gioco nessuno sa che non mi arrabbio più perché adesso vivo il tennis come un divertimento e non più come una forzatura. Devo devo, devo per qualcuno. No lo devo fare prima di tutto per me, poi per l’allenatore, la famiglia, ma prima di tutto lo devo fare per me. Certo da fastidio perdere, ma prima di perdere mi sono divertito ho perso e sono contento lo stesso. Non perché sono a Wimbledon potevo perdere anche in un future,64 al terzo,  ma comunque prendevo le cose positive perché ho una mentalità che o si vince o si fa esperienza e le cose negative bisogna trasformarle in positive.

Quale classifica pensi di valere in teoria se non avessi avuto tutti gli infortuni
“Ti ripeto probabilmente se non mi fermavo per gli infortuni non capivo certe cose probabilmente stavo ancora intorno al 500, mi arrabbiavo, spaccavo racchette  arrivavo a casa con il broncio. Secondo me è stato un periodo di crescita che mi ha fatto capire tante cose. Potevo stare 50 del mondo come 500 non lo so, come oggi se la palla non prendeva il nastro, andava in rete e magari dopo facevo doppio fallo. Mi do piccoli step, arrivare nei 250 e poi avanti, i piccoli step che ti fanno svegliare la mattina per realizzarsi. Il sogno è un’altra cosa. Anch’io ho il sogno di vincere uno Slam, prima di tutto raggiungere gli obbiettivi e forse un giorno step dopo step arriverà lo step che realizza il sogno.” (765)

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