Caso Bedene e la Davis: in attesa di una decisione dell’Itf

“Ogni giocatore o capitano ha diritto a rappresentare una sola Nazione a livello internazionale”.

E’ questa la specifica disposizione del regolamento Itf relativo alla Coppa Davis con cui sta facendo i conti Aljaz Bedene. E a causa tra meno di una settimana prenderà un volo per Praga, dove si svolgerà il meeting annuale della Itf, nell’ambito del quale si deciderà il ricorso da lui proposto contro di essa.

Perché questa nuova regola, che è entrata in vigore solo all’inizio di quest’anno, poco prima cioè che Bedene ottenesse la tanto agognata cittadinanza inglese dopo anni di residenza sul suolo britannico (nell’ Hertfordshire dal 2008, insieme alla fidanzata pop-star slovena), gli impedirà, stando alla posizione attuale dell’Itf, di rappresentare il suo nuovo Paese nelle competizioni internazionali.

Alla cucina inglese preferisce altro (quella giapponese per esempio), ma questo glielo si può perdonare. Di certo gli inglesi non sono famosi per il loro gusto in fatto di cibo. Ma per il resto, Bedene afferma di sentirsi molto legato alla Gran Bretagna.

Tutto ha avuto inizio con l’incontro con il suo attuale manager, il coach britannico John Morris. Era il 2007 e Aljaz stava cercando di emergere, tra le mille difficoltà legate alla scarsa organizzazione del movimento tennistico nel suo paese. “Ero a un torneo juniores in Germania e conobbi John. Diventammo subito amici e lui si offrì di darmi una mano, perché le strutture in Slovenia sono limitate. Abbiamo solo campi in terra e nel 2007 non avevo vinto neanche una partita lontano dalla terra. Ma se vuoi diventare un buon giocatore e costruirti un buon ranking devi giocare bene su tutte le superfici”. Ecco perché Bedene decise di trasferirsi in Inghilterra, per provarci sul serio.

Le cose non gli sono andate per niente male, se è vero che propria questa settimana Bedene ha raggiunto il suo best ranking, al n. 46, ottenendo ottimi risultati con una certa continuità, laddove negli scorsi anni era stata proprio questa a mancare, a causa di problemi ripetuti al polso.

Le pratiche per ottenere la cittadinanza inglese erano state avviate da tempo, e la procedura è terminata solo lo scorso 31 marzo, una tempistica decisamente eccessiva per Bedene e il suo legale. Nel frattempo, la beffa, ovvero l’entrata in vigore di quella regola che impedisce a un giocatore di rappresentare più di una nazione in Coppa Davis. Un vero peccato, perché Bedene a competere rappresentare la Union Jack ci tiene molto, per non parlare di quanto farebbe comodo ai britannici un secondo singolarista top 50, dopo Murray.

Ma Aljaz ha già giocato in Davis per un’altra nazione, la natia Slovenia. Ed è probabilmente ancora più frustante sapere che si trattava di partite disputate ormai a giochi fatti, quando il risultato era già deciso. E non è tutto perché, anche se la cosa è stata poco sottolineata vista l’imminenza della finale di Davis (di cui sarà protagonista proprio la Gran Bretagna contro il Belgio) bisogna considerare che questa nuova regola impedirebbe a Bedene di rappresentare il suo nuovo paese non solo in Coppa Davis, ma anche alle prossime Olimpiadi.

Tuttavia, il punto su cui Bedene e il suo legale della Lta puntano, è che la richiesta di passaporto è stata effettuata prima che tale regola fosse introdotta. Bedene ha quindi deciso di ricorrere contro la decisione dell’Itf di non permettergli di disputare la Davis con la Gran Bretagna. E tutto si deciderà il 17 novembre.

Murray, ovviamente interpellato dalla stampa inglese, ha glissato sottolineando come la scelta spetti solo al capitano Leon. Ma già in precedenza aveva espresso il suo favore per il cambio di cittadinanza di Bedene. “La cittadinanza britannica acquisita da Aljaz deve spronare tutti a far meglio, perchè nulla è garantito in questo sport”.

Nel frattempo i due si sono allenati insieme tre giorni a Londra al Queen’s, ovviamente sulla terra rossa in vista della finale. Non sfugge a nessuno quanto sarebbe utile alla Gran Bretagna un secondo singolarista top 50, adatto questa superficie, cosa che certo non può dirsi degli altri britannici in lizza per il posto.

In ogni caso, considerando che le convocazioni vanno comunicate dieci giorni prima della data fissata per l’incontro, per il 17 novembre, il giorno della decisione, il capitano Leon Smith dovrà già avere le idee ben chiare su cosa fare. (1098)

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