LA MEMORIA PER COSTRUIRE IL FUTURO

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Conoscere la memoria del passato per costruire il futuro

Il Museo della Federazione Francese

Di Paolo Rossi

PARIGI – Il torneo del Roland Garros non è solo e soltanto una gigantesca kermesse tennistica. È un evento intorno al quale si mantiene e si produce una parte importante della cultura sportiva dei transalpini. Ciò contribuisce a fornire ai francesi un’identità forte, fondata sul rispetto della memoria ma anche attenta ai cambiamenti necessari imposti dal mondo globalizzato. Non per niente il Roland Garros è una delle quattro tappe Slam. I francesi hanno già pronto un progetto urbanistico che condurrà l’impianto del Bois de Boulogne a modernizzarsi costruendo un tetto mobile sopra il campo Centrale e ad ampliarsi verso la prospiciente zona delle Serre d’Auteuil allestendo nuove strutture e campi. Insomma il presente è vissuto pensando al futuro ma senza dimenticarsi le radici del passato. Lo testimonia la presenza del Museo della Federazione Francese ubicato all’interno dell’area in cui si giocano i Campionati Internazionali di Francia. Qui sono conservate buona parte delle memorie tennistiche del paese, tra cui quelle dei leggendari campioni degli anni ’30, tennisti mai dimenticati: Lacoste, Borotrà,  Cochet e Brugnon. L’impianto del Roland Garros fu proprio costruito per ospitare gli incontri di Coppa Davis di questi giocatori definiti “les Mousquetaires de France”, appunto i moschettieri. Appena entrati dentro al Museo ci si trova di fronte una parete (vedi la foto in apertura) dove sono riportati tutti, ma proprio tutti, i ritratti dei vincitori e delle vincitrici in Singolare Maschile e Femminile dei Campionati Internazionali di Francia fin dal loro avvento. Per gli italiani ci sono Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta e Francesca Schiavone. L’impatto visivo è quindi per il pubblico immediatamente forte.  Ma ciò che rende dinamica la struttura museale è che in ogni nuova edizione del torneo il Museo del tennis presenta una rassegna a tema originale. Quest’anno il titolo è “Jeu Set e Mode, l’histoire du style tennis”, una variegata esposizione dedicata alla moda e all’abbigliamento nel gioco del Tennis e ai personaggi che l’hanno caratterizzata. Non c’è dubbio che per l’appassionato che sappia coglierne i particolari la visita è un momento affascinante e istruttivo. La mostra in corso presenta decine di calzature da Tennis, dalle “antiche” espadrillas utilizzate da Jean Borotrà all’inizio degli anni ‘30, alle prime scarpe tecniche con suola in para di gomma, fino alle sofisticate scarpe utilizzate dai tennisti attuali. Ma c’è un nome particolare rimasto legato al mondo del Tennis: è quello di René Lacoste, giocatore nato nel 1904 e morto nel 1996. Lacoste oltre a far parte di quell’equipe che trionfò sui campi di tutto il mondo fu un inventore geniale, un vero precursore, una sorta di Leonardo da Vinci nello sport della racchetta. Il paragone può apparire irriverente e fuori luogo ma Lacoste ebbe per quell’epoca intuizioni fenomenali. Ha inventato e prodotto la prima macchina lancia palle al mondo per allenarsi e ideò sperimentandolo di persona un nastro da avvolgere sul manico della racchetta per migliorarne la presa, quando i manici degli attrezzi da gioco erano completamente di legno vivo. Era un giocatore minuzioso e attento, al punto tale da annotare su vari quadernetti tutte le caratteristiche dei suoi avversari, punti di forza e punti deboli. E tutto ciò era fatto per migliorare le sue prestazioni sul campo da Tennis. Un anticipatore dei tempi. Ma la sua notorietà si consolida in modo indelebile nel 1928 quando creò un tessuto innovativo. La ragione è semplice. Con i tessuti del tempo con cui si abbigliava e scendeva in gioco, a Wimbledon aveva freddo, mentre negli Stati Uniti aveva troppo caldo. Cominciò quindi a pensare ad una soluzione e finalmente immaginò una camicetta in maglia ispirata alla tenuta da gara dei giocatori di Polo. All’apice della sua carriera da giocatore lanciò una camicia bianca in cotone jersey piqué ornata da un coccodrillo – coccodrillo fu il suo soprannome guadagnato sul campo come giocatore – di colore verde che prese il nome di modello “12.12”. Era nata la famosa maglietta “Chemise Lacoste” destinata a diventare l’indumento classico per eccellenza dei giocatori di Tennis di tutto il mondo. Anche questo fatto legato all’abbigliamento è un tassello del puzzle infinito che va a comporre la storia del Grande Tennis.

Sotto René Lacoste con la giacca col coccodrillo (a sinistra) e Jean Borotrà

(Foto Musée de la Fédération Francaise de Tennis)

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