Il successo passa dalla conoscenza, anche nel tennis

Ogni atleta ha bisogno di feed back chiari su almeno tre aspetti fondamentali:

1) Il proprio fisico in relazione allo spazio di gioco;

2) esecuzione tecnica;

3) attrezzatura.

I tre aspetti si condizionano a vicenda, sono interconnessi. Una modifica dell’attrezzatura può ripercuotersi sull’esecuzione tecnica, così come può farlo una diversa preparazione atletica e una percezione diversa di se stessi nell’area di competizione.

Un cambiamento nella propria esecuzione può avere la necessità di essere accompagnato da una migliore o diversa preparazione.

Conoscere il proprio fisico, conoscere l’attrezzatura utilizzata, conoscere il proprio gioco.

Un atleta di livello internazionale non può fare a meno di queste qualità, le quali sono essenziali per tutti gli agonisti ed anche per i giocatori ricreativi con le dovute proporzioni.

Una delle situazioni più problematiche è quella che deriva dalla presenza di feed back ambigui, ovvero la difficoltà o l’impossibilità di distinguere la causa degli errori o di una o più prestazioni sottotono rispetto ai propri standard. Si ferma il processo di crescita, si insinua la sfiducia e si rischia l’involuzione.

Thomas Muster ne parlò in un’intervista alla BBC alcuni anni fa, quando dopo il successo al Roland Garros, nel 1995, il cambiamento della racchetta, finalizzato a giocare meglio sulle superficie veloci, innescò un processo di perdita di confidenza nelle esecuzioni. La transizione tra le due attrezzature non fu rapida e facilmente realizzabile come si poteva ipotizzare [Intervista a Muster].

Ne emerge che, nel tennis e negli sport in generale, la consapevolezza e l’incremento delle conoscenze sono divenuti e diverranno condizioni sempre più essenziali per le prestazioni degli atleti, ai quali sarà richiesto di sapere le basi sui materiali delle racchette, delle corde, conoscere un minimo i principi della fisica (momento elastico, momento d’inerzia, moto pendolare, il funzionamento delle leve). Sapere cos’è l’allenamento aerobico, quello anaerobico e quello in soglia. Conoscere il proprio vo2 max. Non perché ci sia un obbligo scolastico, ma perché un certo tipo di conoscenze di base sono utili nel caso in cui si debba comprendere meglio le cause delle proprie prestazioni, sia quando sono ottimali che quando appaiono al di sotto delle aspettative.

In linea generale si può affermare che gli sports crescono di complessità in base all’uso dell’attrezzatura e alla conformazione dell’aera di competizione o campo di gioco. Questo accade perché aumentano le variabili che influiscono sulle prestazioni del sistema atleta. Uno sciatore dovrà tener conto, oltre che del proprio fisico, degli sci, degli scarponi, delle lamine, del pendio di gara e del tracciato. Anche se ci sono ottimi ski man, al fine di fornire indicazioni essenziali dovrà avere un’infarinatura sulla preparazione degli sci. Troppo filo? Meno filo? Un maggiore o un minore angolo della lamina che effetti anno sulla sciata anche in base alle condizioni della neve?

Lo sport con meno variabili da questo punto di vista è l’atletica leggera, ma anche qui la complessità varia in base alla disciplina, perché ci possono essere attrezzature da utilizzare o presenti nell’area di competizione come nel caso della corsa ad ostacoli.

Nel tennis le conoscenze dovranno riguardare alcuni i principi della fisica relativi alle corde e alle racchette. Spesso nei circoli, per esempio, si sente utilizzare in modo improprio i concetti di leva o momento di inerzia. Per evitare fraintendimenti è opportuno invece essere il più precisi possibile e non dare nulla per scontato.

Un giocatore che conosce più cose è già un giocatore migliore. La mente umana lavora sulle conoscenze a livello inconscio anche solo per il fatto di essercisi imbattuta. Un atleta consapevole è un individuo che amplifica le proprie possibilità di successo e si mette nelle migliori condizioni per percorrere la strada di un’esperienza piena e soddisfacente.

E’ in grado di correggere meglio gli errori, si rende conto quando e dove intervenire, ha una visione più chiara dei propri feed back di gioco, tecnici, atletici e di attrezzatura. Interagisce meglio con il proprio staff: preparatore atletico, mental coach, nutrizionista. Naturalmente la stessa avidità di informazioni è richiesta a tutto lo staff affinché la preparazione non soffra di ambiguità, che sono la ruggine negli ingranaggi di un giocatore.

Coloro che non si accontentano di esercizi ripetitivi, di un addestramento meccanico, ma scelgono un percorso di allenamento conoscitivo approfondito imparano prima, meglio, di più, e percorrono la strada verso il successo. (148)

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