Tre sono i modi con cui finisce il punto. Avete bisogno di tre velocità?

La distinzione tra i diversi modi di vincere o perdere un punto nel gioco del tennis fornisce molte indicazioni statistiche sul giocatore e sull’andamento delle partite, ma la classificazione tra vincenti, errori forzati ed errori non forzati presenta dei problemi poiché è soggetta all’interpretazione dell’uomo e non ci sono criteri oggettivi che possano distinguere chiaramente tra errori forzati ed errori non forzati. La situazione è chiara per i vincenti ma anche in questo caso il fatto che i colpi al servizio vengano conteggiati può distorcere la percezione degli aspetti tattici e tecnici quando lo scambio inizia e si allunga, per fortuna non è difficile separare le statistiche del servizio da quelle di gioco e comunicarle sia in modo separato che cumulato. “Siamo in grado di separare gli ace dai vincenti e i doppi falli dagli errori non forzati, ma non gli errori forzati alla risposta dagli errori forzati”. Jeff Sackmann.

Il problema degli errori forzati e non forzati è un problema di cui si parla e si scrive da molto tempo, ma con l’aggiunta dell’elemento “lunghezza dello scambio” e l’utilizzo dei dati raccolti con il Match Charting Project è possibile avere delle informazioni che ritengo utili per portare avanti alcune considerazioni. Naturalmente spunti e osservazioni non possono prescindere dall’occhio di un buon osservatore o di buon allenatore.

La possibilità, aggiuntiva, di distinguere tra errori forzati alla risposta ed errori forzati durante lo scambio, nonché l’eliminazione dalle statistiche dei doppi falli, ace ed errori forzati in risposta, sono fondamentali per impostare alcune considerazioni tecniche e tattiche relative al gioco. Si tratta di una classica situazione in cui la statistica può essere di supporto ad allenatori e giocatori.

Togliendo i dati del servizio quello che era un sostanziale equilibrio tra vincenti, errori non forzati ed errori forzati mostra un sostanziale sbilanciamento verso gli errori non forzati. Ovvero la maggior parte delle volte il punto di uno scambio termina con un errore non forzato. Per l’esattezza 45,8% delle volte. Gli errori forzati si riducono al 21,7% e i punti conclusi con un vincente rimangono costanti intorno con il 32,5%.

Per le donne ci sono alcune differenze: gli errori non forzati crescono fino al 49,4% i forzati scendono al 18,2% e i vincenti sono pressoché simili alle statistiche degli uomini attestandosi al 32,4%. Trovate le statistiche complete qui.

La maggior parte delle volte lo scambio si conclude con un errore non forzato è un dato incontrovertibile e accade anche tra i giocatori professionisti, ma questo non chiarisce le cause del fenomeno. Quali sono le modalità che inducono un errore non forzato? Ovvero perché i giocatori sbagliano colpi che sono considerati relativamente facili da eseguire? Ritengo che possiamo ridurre le cause a due principali:

1. Cercano di eseguire un vincente o indurre l’avversario a un errore forzato, aumentando il livello di rischio della propria esecuzione.

2. Hanno delle carenze tecniche.

Tra i giocatori di alto livello trascurerei il secondo fattore e mi concentrerei sul primo, perché non hanno, in linea generale, difetti macroscopici. Per quanto riguarda i giocatori di livello ricreativo sarà necessario agire sulla tecnica di base.

Il primo aspetto è strettamente legato al ritmo di gioco in sicurezza ed è in relazione con le caratteristiche dell’atleta e alla velocità di esecuzione. Ci soffermeremo sulla velocità di esecuzione. Possedere più velocità esecutive dei colpi è fondamentale per trarre giovamento agonistico dalle statistiche proposte.  Infatti se durante il palleggio siamo già vicini al limite massimo della nostra velocità controllabile ogni tentativo di accelerazione ulteriore, alla ricerca di un vincente, aumenterà le probabilità di incorrere in un errore. Non solo, ma essere troppo vicini ai propri limiti esecutivi aumenterà anche il numero di errori commessi durante il palleggio, i quali andranno ad aumentare il monte degli errori non forzati.

D’altro canto se il nostro avversario possiede più ritmi di gioco ed ha una palla relativamente veloce e consistente con una esecuzione che gli consente di accedere anche a velocità maggiori avrà un ritmo di scambio con meno margini di errore del nostro e nell’esecuzione dei vincenti potrà accedere ad un’accelerazione al di sotto del suo limite massimo. Questa condizione si traduce in una riduzione degli errori non forzati sia nello scambio sia quando c’è la ricerca di un colpo vincente.

Nell’allenamento è fondamentale ricercare ed allenare più ritmi di gioco, i quali, in teoria, possono essere infiniti e dovranno essere proporzionati al proprio livello.

Per ogni livello di gioco penso che si possano indicare tre ritmi di riferimento relativi.

Uno di attesa, che consente di aspettare l’errore non forzato dell’avversario con la massima sicurezza.

Un secondo con più di pressione, in modo da cercare di mandare l’avversario sovra ritmo nello scambio. Modalità di gioco in cui si ricerca un’intersezione tra gli insiemi dell’errore non forzato e di quello forzato. Non di rado di difficile classificazione. Ma anche in questa situazione si mantiene un buon margine di controllo esecutivo.

Un terzo, infine, di ricerca del vincente, condizione nella quale si alza il livello di rischio del proprio colpo.

È evidente che il ritmo di attesa di un professionista sarà più alto di quello di un giocatore di circolo e di conseguenza saranno più alti anche i ritmi esecutivi successivi.

Se il punto può terminare in tre modi diversi forse abbiamo bisogno di avere nel nostro bagaglio tecnico tattico almeno tre modi diversi di giocarlo.

Se la maggior parte dei punti termina con un errore non forzato dovremmo avere un ritmo di scambio, su cui fare affidamento, in cui il nostro margine di errore è inferiore a quello dell’avversario.

Quattro sono le variabili che influenzano l’acquisizione progressiva di questo tipo di abilità a tutti i livelli:

1. la struttura fisica connaturata;

2. il grado di preparazione atletica;

3. l’acquisizione e il miglioramento della tecnica esecutiva;

4. l’utilizzo di un’attrezzatura adeguata (la giusta racchetta da tennis). (153)

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