Wimbledon : Adriano Panatta “Berrettini ha le armi giuste”

Adriano Panatta per “Il Corriere della Sera”.

Mi pongono tutti tre domande. Ve le giro… Ma quanto è erbivoro il Berrettini? Molto. Moltissimo. Anche più di quanto lui non creda. Può vincere i Championships? Rispondo secco: sì! La terza: che cosa deve fare per battere Djokovic? Eh… E qui sono cavoli… Tento di spiegare… I grandi erbivori, come marchio di fabbrica, issano un servizio fulminante e un dritto che levati. Sono ammessi anche altri tipi di erbivori, ma quelli classici, secondo tradizione, hanno in dote quei primi due colpi ad altissima carica esplosiva. Berrettini lo chiamano il Martello? Bene, significa che è già in possesso di un bel pezzo di dna pronto all’uso.

adriano panatta adriano panatta

Anzi, oggi l’accoppiata servizio-dritto funziona anche meglio di una volta, dato che un tempo (ai miei tempi) l’erba era talmente capricciosa che senza una buona volée i successivi rimbalzi chissà dove sarebbero andati a finire. Ho seguito Matteo per tutto il torneo, e non c’è stato un match in cui non abbia giocato da erbivoro vero.

Quello che non sono mai riuscito a essere io, malgrado l’amico Lew Hoad, il più grande prima dell’avvento di Federer (il più forte lo fanno i numeri, forse, ma il più grande lo elegge una giuria popolare, sulla misura del tennis che sa esprimere) mi volesse prima di ogni Championships sul campo di casa sua, lì vicino, per farmi la messa a punto prima del torneo. Uno con i colpi di Berrettini è nato per giocare bene a Wimbledon (anche altrove, va detto), ed essere tra i protagonisti fissi dei prossimi anni sull’erba.

berrettini berrettini

Dunque è nato anche per vincere il torneo. Si vede che gli piace giocare lì, che si trova nei suoi cenci, e gode moltissimo (lo so che gode…) a usare una volta il tortore, per poi cambiare spartito d’improvviso affidandosi a un tocco leggero, una smorzata. Si diverte, e dovrà continuare a divertirsi. Contro Djokovic servirà. E serviranno anche altre cose. Si sono annusati poche settimane fa al Roland Garros, e non mi è sembrato che il numero uno fosse così felice, quando Matteo l’ha artigliato e gli ha imposto il proprio tennis. Secondo me, Nole non l’ha dimenticato. Malgrado ciò, Djokovic rappresenta un problema, per chiunque lo affronti.

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È il più grande pallettaro moderno del tennis, l’Everest del tennis di rimessa e di attesa. Attesa, ovviamente, della sciocchezza che prima o poi uno è costretto a fare. Matteo deve continuare a fare il Berrettini, senza inventarsi nulla, ma dovrà elevare il proprio gioco di qualche ulteriore spanna.

Tenere la prima sopra il 75 per cento, infilare i colpi in tutti i pertugi lasciati liberi da Nole, forzare qualche situazione in modo da liberare spazi. Essere svelto, efficiente e autorevole. Dovrà essere un Berrettini mai visto. Ma i colpi per vincere li ha.

adriano panatta (249)

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