Un Roland Garros per Roger Federer

Ne ha vinto uno solo, quando non incontrò Rafael Nadal che fu sconfitto da un Robin Soderling non in grado di mantenere la condizione del tennis esplosivo degli ottavi anche nella finale, forse complice una giornata uggiosa di giugno nella capitale Francese che smussò la potenza dei colpi dello svedese. Fu così che Roger Federer ebbe indietro il debito che vantava con la terra parigina che lo aveva sempre rallentato nei confronti del mancino di Maiorca.

Il tennis è un gioco dalle molte sfaccettature. Le combinazioni sono molteplici e tessono mosaici imprevedibili fino al punto che uno svantaggio può trasformarsi in vantaggio se cambia il giocatore dall’altra parte del campo.

Per far rinascere il talento svizzero in Australia è stata sufficiente una superficie più veloce, addirittura, dell’erba di Wimbledon degli ultimi anni che aveva visto una evidente riduzione del calpestio nella zona in vicinanza della rete con sollievo lavorativo del giardiniere capo e dell’addetto alla semina.

E’ stata la presenza di numerose convergenze che ha spinto Roger Federer a rinunciare alla stagione sulla terra battuta: la lentezza del colpo dopo il rimbalzo, il conseguente eccessivo logorio fisico per l’ottenimento del punto, l’età, la presenza di specialisti della superficie, primo fra tutti Rafael Nadal. La scelta consapevole più naturale era quella che è stata presa. Concentrarsi su Wimbledon. Uno scrupoloso taglio più basso dell’erba potrebbe renderlo, quest’anno, più veloce dell’inarrivabile Australian Open. Roger è a quota sette, come Pete Sampras, così un eventuale ottavo successo renderebbe il suo record inarrivabile. Correre per ore, sotto il sole di Monte Carlo, Roma, Madrid e Barcellona, per preparare il Roland Garros rappresenterebbe un salasso di energie, che difficilmente potrebbero essere recuperate prima della brevissima stagione sull’erba.

Lo svizzero quindi salta la preparazione del Roland Garros ed è ancora incerto se giocherà il torneo parigino. Qualora decidesse di scendere in campo sarebbe sorprendente se riuscisse a vincere per la seconda volta la coppa dei moschettieri. Ma proprio nell’anno delle scelte drastiche le probabilità per lui sembrano più alte. Le ottime sensazioni di gioco che ha ritrovato sono essenziali per giocare su una nuvola di leggerezza e abilità. In più gli avversari più temibili sembrano malmessi: il numero uno Andy Murray stenta trovare la condizione dopo l’infortunio; Djokovic non è continuo e la partita con l’ottimo e rutilo Goffin ne ha evidenziato i limiti; Wawrinka non rappresenterebbe un problema se non in particolari condizioni di forma. Rimarrebbe Nadal. L’unico che lo ha fermato in quattro finali.

A questo punto basterebbe poco. Un paio di settimane di caldo torrido, agevolate dal global warming e dalle ipotesi negazioniste, un po’ meno terra sul campo insieme a palline leggermente più leggere e il Philippe Chatrier potrebbe divenire veloce, non come la Rod Laver Arena, ma almeno come il centrale di Wimbledon di un paio di anni fa. E i miracoli diverrebbero fattibili. (873)

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